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Maestro della Croce di Gubbio

Croce processionale bifacciale

1290 – 1291

Tempera e oro su tavola

55,8 x 38 x 3,2 cm

Opera n. 11 — Sala 03 — Piano 3°

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01 02 01 A 03 21 20 05 19 18 07 10 09 11 12 13 14 15 17 16 SalaPodiani 08 06 04 ENTRATA

Nel recto è raffigurato il Cristo morto inchiodato ad una croce azzurra, oggi annerita. Le braccia sono in tensione e le ginocchia in sporgenza, segno del rilassamento muscolare dopo la morte. La testa è reclinata verso l’omero e l’aureola ruota dietro la spalla del Cristo continuando poi sotto il braccio, riprendendo un raro motivo naturalistico particolarmente usato in terra umbra di derivazione, però, romana. Nei tabelloni laterali si trovano rappresentate a figura intera la Vergine, oggi particolarmente deperita, e san Giovanni Evangelista in un atto di misurato dolore. Nella cimasa doveva trovarsi la figura di Dio Padre, oggi scomparso completamente, che risultava già gravemente danneggiata  nel 1878, quando Luigi Carattoli redasse l’inventario della Pinacoteca Comunale. Nella tavola centrale, ai lati del corpo di Cristo, sono raffigurati due gruppi di soldati tra i quali emerge a sinistra Longino che trafigge con la lancia il costato di Cristo, a destra Stephanon che avvicina la spugna imbevuta di aceto al volto di Gesù. Ai lati dei piedi di Cristo sono raffigurati genuflessi san Francesco e sant'Antonio da Padova.

Nel recto è raffigurato il Cristo morto inchiodato ad una croce azzurra, oggi annerita. Le braccia sono in tensione e le ginocchia in sporgenza, segno del rilassamento muscolare dopo la morte. La testa è reclinata verso l’omero e l’aureola ruota dietro la spalla del Cristo continuando poi sotto il braccio, riprendendo un raro motivo naturalistico particolarmente usato in terra umbra di derivazione, però, romana. 

Nei tabelloni laterali si trovano rappresentate a figura intera la Vergine, oggi particolarmente deperita, e san Giovanni Evangelista in atteggiamento di misurato dolore. Nella cimasa doveva trovarsi la figura di Dio Padre, oggi scomparso completamente, che risultava già gravemente danneggiata  nel 1878, quando Luigi Carattoli redasse l’inventario della Pinacoteca Comunale.

Nella tavola centrale, ai lati del corpo di Cristo, sono raffigurati due gruppi di soldati tra i quali emerge a sinistra Longino che trafigge con la lancia il costato di Cristo dal quale zampilla sangue, a destra Stephanon che avvicina la spugna imbevuta di aceto al volto di Gesù. Ai lati dei piedi di Cristo sono raffigurati genuflessi san Francesco e sant'Antonio da Padova.

La particolarità di questa croce è il Cristo Flagellato nel verso. Questo appare legato a una colonna azzurra, attorniato da due carnefici raffigurati nell’atto di flagellarlo. Nei due tabelloni laterali osservano la scena due angeli dolenti. La presenza della Flagellazione di Cristo fece ipotizzare che la croce provenisse da una confraternita di disciplinati (Schapiro 1956). Questa teoria venne successivamente ripresa dalla critica che individuò nella confraternita dei Disciplinati di San Francesco in Porta Santa Susanna il luogo d’origine della croce (Santi 1969). Recenti studi hanno però costatato come quest’opera non possa venire dalla sopracitata confraternita in quanto, dallo spoglio delle carte d’archivio, è emerso che venne fondata intorno al 1322 (Sagini 2016).

L’attenzione al dettaglio e la padronanza della tecnica del disegno in punta di pennello, che l’artista dimostra nella realizzazione di quest’opera, sembra richiamare l’ambito miniaturistico perugino della fine del XIII secolo.

L’opera si può datare intorno ai primi anni novanta del Duecento e può essere considerata la prima della serie di croci, a noi pervenute, di mano di questo anonimo pittore che prende il nome critico di Maestro della Croce di Gubbio. In essa si riscontrano, infatti, i diretti influssi della pittura del cantiere della Basilica di Assisi, in particolare del Maestro della Cattura, e quindi della pittura romana di Jacopo Torriti e di Giotto.

 

Marzia Sagini

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Tags: croce

Soggetti: San Francesco Flagellazione di Gesù Crocifissione Madonna San Giovanni Evangelista Sant'Antonio da Padova

La lavorazione dei nimbi

Tutte le aureole, tranne quelle dei due santi francescani, sono realizzate mediante l’uso del compasso e presentano una lavorazione a punzonatura e a incisione che si può riscontrare anche in un’altra croce bifacciale realizzata dallo stesso autore e conservata presso  la Yale University di New Haven.

I due santi francescani

Inginocchiati, ai piedi del Cristo crocifisso, compaiono due santi francescani, riconoscibili dalla tunica marrone, la cintola di corda e la tonsura. Quello sulla sinistra è identificabile con san Francesco per la presenza delle stimmate, ancora visibili nonostante la caduta di parte della pellicola pittorica in corrispondenza delle mani. Il riconoscimento dell'altra figura è meno immediato, ma si può supporre si tratti di sant'Antonio da Padova, unico altro santo francescano alla data 1290.

La flagellazione, un caso tutto perugino

Un crocifisso e sul verso, la flagellazione. Una scelta che fa pensare alla committenza della confraternita dei Disciplinati, fedeli dediti alla pratica della flagellazione.

Croce dipinta, recto
Croce dipinta, verso

Mibac

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