Benozzo Gozzoli
Pala della Sapienza Nuova
1456
Tempera su tavola
122 x 212 x 10 cm
Opera n. 23 — Sala 10 — Piano 3°
Il dipinto, firmato e datato, fu eseguito nel 1456 da Benozzo Gozzoli su commissione di Elisabetta Guidalotti. Era destinato alla cappella di S. Girolamo del Collegio della Sapienza Nuova, fondato nel 1429 dal vescovo di Recanati Benedetto Guidalotti, fratello di Elisabetta, per ospitare gli studenti forestieri che frequentavano l’Università di Perugia: impegno che rientrava nell’ambizioso progetto di riconferire prestigio sociale e culturale alla famiglia, caduta in disgrazia alla fine del Trecento.
Per quest’opera il pittore non adottò il formato tardogotico del polittico, ma quello più moderno della pala quadrata rinascimentale, introdotta a Perugia da Giovanni Boccati nel 1447 e caratterizzata da uno spazio tridimensionale unificato, entro il quale si collocano le figure. Al centro della composizione è la Madonna dell’Umiltà, seduta in terra sopra un cuscino riccamente decorato, mentre tiene in braccio il Bambino benedicente; le si stringono attorno, disposte a semicerchio, quattro figure di santi inginocchiati: a partire da sinistra Pietro, Giovanni Battista, Girolamo e Paolo apostolo. Questi non sono semplicemente in adorazione della Madonna con il Bambino, poiché i rimandi gestuali e lo scambio di sguardi tra le figure sottendono un’interazione propria delle Sacre Conversazioni.
Il dipinto, firmato e datato, fu eseguito nel 1456 da Benozzo Gozzoli su commissione di Elisabetta Guidalotti. Era destinato alla cappella di S. Girolamo del Collegio della Sapienza Nuova, fondato nel 1429 dal vescovo di Recanati Benedetto Guidalotti, fratello di Elisabetta, per ospitare gli studenti forestieri che frequentavano l’Università di Perugia: impegno che rientrava nell’ambizioso progetto di riconferire prestigio sociale e culturale alla famiglia, caduta in disgrazia alla fine del Trecento.
Per quest’opera il pittore non adottò il formato tardogotico del polittico, ma quello più moderno della pala quadrata rinascimentale, introdotta a Perugia da Giovanni Boccati nel 1447 e caratterizzata da uno spazio tridimensionale unificato, entro il quale si collocano le figure. Al centro della composizione è la Madonna dell’Umiltà, seduta in terra sopra un cuscino riccamente decorato, mentre tiene in braccio il Bambino benedicente; le si stringono attorno, disposte a semicerchio, quattro figure di santi inginocchiati: a partire da sinistra Pietro, Giovanni Battista, Girolamo e Paolo apostolo. Questi non sono semplicemente in adorazione della Madonna con il Bambino, poiché i rimandi gestuali e lo scambio di sguardi tra le figure sottendono un’interazione propria delle Sacre Conversazioni. Sul pilastro di sinistra si riconoscono i santi Domenico, Francesco e Pietro martire, in quello di destra le sante Caterina d’Alessandria, Elisabetta d’Ungheria - chiaro omaggio alla committente - e Lucia. La predella, delimitata dagli stemmi della famiglia Guidalotti, ospita centralmente il Cristo in Pietà affiancato dai due dolenti e da altri quattro santi, identificabili in Tommaso, Lorenzo, Sebastiano e Bernardino. Tali scelte iconografiche rivelano la finalità educativa, morale e spirituale, perseguita dai committenti, evidente nella predilezione per i santi dotti raffigurati con il libro in mano.
La pala ha subito, nel corso dei secoli, diverse manomissioni (come l’assottigliamento nello spessore di alcuni elementi, ridotti al solo fronte) che hanno portato al mutamento della struttura architettonica e, forse, alla perdita di un possibile coronamento a lunetta. A favorire ciò anche i numerosi spostamenti subiti dall’opera: nel 1540, in seguito alla distruzione del Collegio della Sapienza Nuova, per edificare la Rocca Paolina, l’opera fu trasferita presso il convento di S. Maria Nuova, rimanendovi fino al 1816. A questa data passò all’Accademia di Belle Arti, dove i documenti la descrivono smembrata, per poi essere collocata e ricomposta nella Galleria Vannucci negli anni settanta dell’Ottocento.
A livello stilistico la Pala della Sapienza Nuova si colloca nella piena maturità artistica di Benozzo Gozzoli, tra la collaborazione romana con Beato Angelico (alla fine degli anni quaranta del Quattrocento) e il ritorno a Firenze nel 1458. La monumentalità scultorea delle figure, definite e indagate dalla luce, sia nelle fisionomie che nei panneggi, rivela l’adesione dell’artista alla “pittura di luce” fiorentina; a differenza dell’Angelico, però, gli effetti luministici sono meno morbidi e più metallici, tali da far sembrare le pieghe delle vesti come dei solchi scavati nel marmo.
Giulia Mancini
Una pala quadra per Perugia, città Universitaria
Questa pala di Benozzo Gozzoli è fortemente legata alla storia accademica della città, infatti fu commissionata dal vescovo di Recanati Benedetto Guidalotti per la cappella della Sapienza Nuova, lo studium universitarium, cioè la foresteria dell’università perugina.


Collocazione originaria dell'opera: