Pietro Vannucci, detto il Perugino
Cristo Morto
1483-1495 circa
Olio su tavola
50 x 70 cm
Opera n. 38 — Sala 21 — Piano 3°
L’Imago pietatis racchiusa nella sua cornice dorata costituiva la cimasa della Pala dei Decemviri, realizzata per l’altare nella Cappella dei Priori nel palazzo omonimo. Fin dal 1479 la magistratura dei dieci priori a capo del governo civico deliberò di commissionare una pala raffigurante la Madonna con Bambino tra i Santi Costanzo ed Ercolano a sinistra e i Santi Lorenzo e Ludovico a destra, patroni di Perugia. L’incarico fu affidato a Pietro di Galeotto da Perugia (1450 ca. - 1483), che non aveva terminato il lavoro quando la morte lo colse nel 1483. L’opera fu allogata quindi a Perugino, appena reduce dal prestigioso cantiere decorativo della Cappella Sistina, ma l’indisponibilità del maestro, diviso tra la febbrile attività romana e fiorentina, nel 1485 portò i magistrati a rivolgersi a Sante di Apollonio del Celandro (m. 1486). La morte di quest’ultimo, però, interruppe il progetto fino al 1495, anno in cui fu concluso un nuovo accordo con Perugino.
Il maestro dipinse la Sacra Conversazione nell'arco di un anno circa, racchiudendola entro un monumentale portico in prospettiva, dove la Madonna e il Bambino si elevano sui quattro santi. Il trono, dove Perugino appose in evidenza la sua firma, è innalzato su un piedistallo per aprire una suggestiva visuale sul paesaggio.
Nella cimasa Perugino cancellò i ritratti “al naturale” dei Decemviri in carica intorno al 1486, dipinti da Sante di Apollonio, per dipingervi l’Imago pietatis. Cristo si erge dal sepolcro marmoreo portando in primo piano i palmi delle mani a mostrare le piaghe, il capo è reclinato verso la destra del dipinto, le carni sono livide ma pervase da una luce uniforme e calda; la pennellata si fa più netta solo nella corona di spine e nelle linee che definiscono occhi e bocca.
L’Imago pietatis racchiusa nella sua cornice dorata costituiva la cimasa della Pala dei Decemviri, realizzata per l’altare nella Cappella dei Priori nel palazzo omonimo. Fin dal 1479 la magistratura dei dieci priori a capo del governo civico deliberò di commissionare una pala raffigurante la Madonna con Bambino tra i Santi Costanzo ed Ercolano a sinistra e i Santi Lorenzo e Ludovico a destra, patroni di Perugia. L’incarico fu affidato a Pietro di Galeotto da Perugia (1450 ca. - 1483), che non aveva terminato il lavoro quando la morte lo colse nel 1483. L’opera fu allogata quindi a Perugino, appena reduce dal prestigioso cantiere decorativo della Cappella Sistina, ma l’indisponibilità del maestro, diviso tra la febbrile attività romana e fiorentina, nel 1485 portò i magistrati a rivolgersi a Sante di Apollonio del Celandro (m. 1486). La morte di quest’ultimo, però, interruppe il progetto fino al 1495, anno in cui fu concluso un nuovo accordo con Perugino.
Il maestro dipinse la Sacra Conversazione nell'arco di un anno circa, racchiudendola entro un monumentale portico in prospettiva, dove la Madonna e il Bambino si elevano sui quattro santi. Il trono, dove Perugino appose in evidenza la sua firma, è innalzato su un piedistallo per aprire una suggestiva visuale sul paesaggio.
Nella cimasa Perugino cancellò i ritratti “al naturale” dei Decemviri in carica intorno al 1486, dipinti da Sante di Apollonio, per dipingervi l’Imago pietatis. Cristo si erge dal sepolcro marmoreo portando in primo piano i palmi delle mani a mostrare le piaghe, il capo è reclinato verso la destra del dipinto, le carni sono livide ma pervase da una luce uniforme e calda; la pennellata si fa più netta solo nella corona di spine e nelle linee che definiscono occhi e bocca. Il fondo di una tinta scurissima e uniforme, che richiama il contemporaneo San Sebastiano firmato (Hermitage, San Pietroburgo), costituì una novità nel panorama locale; probabilmente, oltre alla conoscenza che Perugino aveva della pittura fiamminga, decisivo fu l’incontro con l’arte di Andrea Mantegna e Giovanni Bellini, avvenuto in occasione dei suoi viaggi a Venezia del 1494 e del 1495.
La pala rimase alla parete tra le due finestre della cappella dal 1495 al 1553, quando fu spostata al primo piano del palazzo. Nel 1797 la tavola centrale fu staccata dalla cornice rinascimentale in pastiglia, dorata e dipinta da Giovanni di Battista di Cecco, per essere spedita a Parigi e trovare collocazione nel Museo Napoleone al Louvre. Nel 1816 fu riconsegnata a Pio VII che la trattenne in Vaticano, ed è tuttora conservata nei Musei Vaticani. La cimasa e la cornice, invece, seguirono il destino di molte opere cittadine, entrando dapprima nell’Accademia di Belle Arti, e poi dal 1863 nella Pinacoteca civica. La copia della tavola centrale, dipinta dal perugino Domenico Garbi nel 1797, ugualmente conservata nella Galleria Nazionale dell’Umbria, restituisce la visione complessiva della pala d’altare.
Mariella Lucioni
Perugino l'artista dolce
Chi era Pietro Vannucci detto “il Perugino”?
Un uomo in pace
Lontano dall’iconografia tipica del Vir dolorum, dell’Uomo dei dolori, del Cristo della Passione, in questo dipinto i segni delle stigmate e la ferita sul costato passano quasi in secondo piano rispetto alla luce calda e morbida, al colore giallo-ocra, ai riflessi mielati di barba e capelli…
