Giovanni di Tommasino Crivelli
Arma Christi
1450 ca
Olio su tavola
114x84,5 cm
Sala 07 — Piano 3°
Precedentemente attribuito a un giovane Benedetto Bonfigli o a Mariano d’Antonio, il dipinto è stato messo in relazione, per le sue affinità stilistiche, tecniche e compositive con un’altra versione dello stesso soggetto conservata presso il Walraf-Richartz Museum di Colonia. Entrambe le opere, insieme con un altro gruppo di dipinti variamente attribuiti finora, sono state recentemente considerate parte della produzione del cosiddetto Maestro dell’Annunciazione Campana, il quale potrebbe essere identificato con Giovanni di Tommasino Crivelli.
Capo di una fiorente bottega perugina specializzata in cofani nuziali in gesso rilevato e dorato, Crivelli dimostra anche in queste tavole la stessa perizia tecnica nell’utilizzo del gesso per le parti a rilievo e per la ricca decorazione con lamina d’oro e d’argento, resa preziosa dai particolari graffiti o punzonati.
L’Arma Christi, cioè la raffigurazione del Cristo morto in pietà emergente dal sepolcro con accanto gli strumenti della Passione, divenne un motivo iconografico molto diffuso a partire dai primi decenni del XV secolo e legato alla pratica dell’Indulgenza, come dimostra la lunga preghiera riportata sull’esemplare di Colonia, volgarizzazione di quella dettata da san Gregorio Magno davanti alla visione di Cristo e alla meditazione sulla sua morte.
Sul lato sinistro e dall’alto verso il basso si riconoscono: l’episodio del rinnegamento di Pietro, le mani che torturano, un carnefice che sputa, la croce, i chiodi, la lancia, la scala con la testa di Giuda impiccato e i trenta denari, i dadi e la veste di Cristo, la coppa del fiele. Sul lato destro: il sole e la luna, la fiaccola accesa, la mano di Pietro che taglia l’orecchio, una lanterna, il gallo, la colonna e i flagelli, la canna con la spugna, la verga, la corda e le tenaglie della Deposizione, il lavaggio delle mani di Ponzio Pilato.





