Tra le opere più identitarie della Galleria Nazionale dell’Umbria c’è il polittico di Sant’Antonio di Piero della Francesca, capolavoro emblematico, che racchiude in sé molti elementi della cultura del XV secolo.
La grande pala fu commissionata dalle terziarie francescane di Sant’Antonio da Padova per la chiesa esterna del loro monastero in porta Sant’Angelo e venne portata a termine grazie a un contributo finanziario del Comune di Perugia, elargito nel 1468. In quegli anni la comunità religiosa era guidata da Ilaria Baglioni, figlia del signore di Perugia Braccio, dettaglio non trascurabile per la scelta del prestigioso artista.
La complessa struttura della macchina d’altare, con due predelle e su quattro registri, era concepita per adattarsi all’angusto spazio presbiteriale della chiesa. Nel 1572 fu introdotta nel monastero la clausura definitiva, evento che comportò la rimozione della tavoletta centrale della predella superiore, andata perduta, e la sua sostituzione con una grata metallica che permetteva alle clarisse di assistere alla celebrazione eucaristica dalla zona claustrale del coro.
Le scelte iconografiche del dipinto sono strettamente legate all’ordine francescano, i cui santi rappresentativi (Antonio di Padova, Francesco d’Assisi ed Elisabetta d’Ungheria) sono raffigurati nel registro centrale insieme alla Madonna col Bambino e a san Giovanni Battista. In basso, nelle tavolette di predella, vengono rappresentati eventi miracolosi attribuiti ai tre santi francescani.
L’opera segna il fondamentale passaggio dalla pittura a tempera alla pittura ad olio, a cui Piero della Francesca si era avvicinato dopo essere venuto a contatto con l’arte fiamminga, grazie soprattutto alla frequentazione della corte di Urbino. Il nuovo medium gli permette di rendere trasparenze cristalline e di ottenere effetti luminosi molto intensi, come nello splendido notturno delle Stimmate di san Francesco.
L’uso del metodo della prospettiva lineare a punto di fuga centrale, che dà struttura allo spazio di ogni scomparto, trova il suo apice nella cimasa con l’Annunciazione. Nel colonnato al centro della scena trovano infatti perfetta espressione i principi matematici descritti nel “De prospectiva pingendi”, trattato scritto dallo stesso artista intorno al 1475.
Bibliografia V. Garibaldi, Galleria Nazionale dell’Umbria. Dipinti e sculture dal XIII al XV secolo. Catalogo generale I, Perugia, 2015, pp. 387-398 (con bibliografia precedente). Verificare autore scheda (è in russo), Piero della Francesca. Monarca della pittura. Catalogo della mostra, San Pietroburgo, Ermitage, 6 dicembre 2018- 11 marzo 2019, San Pietroburgo- Milano 2019, pp. 100-103.