Giovanbattista Naldini

1537 ca./ 1591

Presentazione di Gesù al tempio

1580-1580

La Presentazione al tempio Giovambattista Naldini è un’opera che fa immediatamente emergere la raffinatezza e l’eleganza della sua pittura, doti molto apprezzate dai suoi contemporanei. Proprio la fama del pittore indusse il committente dell’opera, Simonetto Anastagi, a incaricare l’artista della realizzazione del quadro per la cappella del palazzo di famiglia e a non badare a spese per reperire il prezioso azzurro oltremarino con il quale Naldini ottiene i suoi ricchi accostamenti cromatici. 

Nella composizione, ogni dettaglio, partendo dagli accentuati chiaroscuri fino agli sguardi e alle pose delle figure, richiama la solennità di questo primo importante evento della vita di Cristo, raccontato con chiarezza e decoro, secondo i dettami stabiliti dal Concilio di Trento per la pittura sacra.

Da poco la Galleria Nazionale dell’Umbria ha acquisito anche il bozzetto dell’opera, esposto accanto al dipinto principale per meglio apprezzare l’immediatezza della sua composizione e comprendere il percorso creativo dell’artista dall’idea all’opera finita.

Presentazione di Gesù al tempio
tavola/ pittura a olio
115 x 145 cm
Inv. 415
SOGGETTI
dipinto
TAG
Pentecoste, gigapixel, Madonna col Bambino

Scheda Storico Artistica

Questa tavola, insieme ad altre opere (tra cui quelle di Orazio Alfani, invv. 409 e 411), faceva parte del lascito testamentario di Simonetto Anastagi a favore del Collegio del Gesù. Nel 1810, in seguito alle demaniazioni napoleoniche, passò all'Accademia di Belle Arti e quindi in Pinacoteca. L'attribuzione al pittore fiorentino Giovambattista Naldini, oggi comunemente accettata, deriva dal cartiglio con scritta seicentesca incollato nel retro della tavola e che testimonia dell’autore e della committenza. Simonetto Anastagi, mercante perugino e collezionista, commissiona l’opera per la sua collocazione nella cappella del palazzo di famiglia; la scelta di affidare l’impresa a Naldini testimonia la volontà di collocare sull’altare di famiglia l’opera di un rinomato artista, al quale fu garantita, stando ai documenti, anche una consistente quantità di azzurro oltremarino per la sua realizzazione. Il risultato è un’opera preziosa cui si aggiunge la raffinatezza della composizione e i ricchi accostamenti cromatici, cristallina nella trattazione del tema sacro secondo i dettami post tridentini.

 Il dipinto, secondo Barocchi, fu realizzato da Naldini dopo il viaggio a Roma, compiuto intorno al 1580, e deriva da quello dello stesso artista in Santa Maria Novella a Firenze, datato 1577, con evidenti richiami anche ad altre opere come la Deposizione in Santa Croce (1583) e alle eleganze dei piccoli oli su rame con Apollo e le Muse e Diana sorpresa da Atteone, oggi al museo Borgogna di Vercelli. Due studi di nudo, una per la vecchia donna e l'altro per la figura della Madonna, sono conservati agli Uffizi (n.7440F, n.7498F). Recentemente, la Galleria ha acquisito anche il suo bozzetto


Descrizione Accessibile

La Madonna, vestita di rosa e azzurro, è inginocchiata di fronte a san Simeone il Vecchio e gli porge Gesù Bambino, di cui vediamo solo le braccia e parte del corpo e della testa rivolta verso l’alto. San Simeone ha una lunga tunica bianca e oro e una folta barba bianca. San Giuseppe, a fianco a san Simeone, è avvolto in un mantello ocra. La profetessa Anna è seduta a sinistra della Madonna ed è voltata di profilo. Altre donne con delicate vesti colorate ed eleganti acconciature osservano la scena, insieme con altri personaggi secondari sullo sfondo. Nella parte alta della scena, alcuni angeli si librano in volo.