La composizione di questa tela è incentrata sul silenzioso dialogo, fatto di sguardi e gesti sospesi, tra Maria Maddalena e Cristo risorto. La donna è in ginocchio e i suoi movimenti sono come congelati per la meraviglia di trovarsi di fronte a un’apparizione divina e solenne. In modo simile a Caravaggio, anche Valentin de Boulogne è un maestro della luce e fa emergere i suoi personaggi dalla penombra, sottolineando la teatralità della messa in scena. Nonostante quello raffigurato sia un episodio sacro, l’artista decide di far indossare ai personaggi comuni, in questo caso alla Maddalena, abiti dell’epoca, come se si trattasse di un’immagine quotidiana. In questo modo, riesce a avvicinare i personaggi sacri e umanizzarli. Il dipinto proviene da Palazzo Mazzuoli (già della Corgna) a Città della Pieve e fu acquistato nel 1971 dallo Stato Italiano. Inizialmente si riteneva fosse opera di Caravaggio; Roberto Longhi lo attribuisce per la prima volta a Valentin de Boulogne nel 1943.
I due dipinti provenienti da Palazzo Mazzuoli (già della Corgna) a Città della Pieve furono acquistati nel 1971 dallo Stato Italiano su segnalazione di Francesco Santi. Tradizionalmente ritenuti opere di Caravaggio, furono attribuiti per la prima volta a Valentin de Boulogne da Roberto Longhi nel 1943. Come Caravaggio, anche Valentin utilizza composizioni essenziali in cui i personaggi, rappresentati in dimensioni reali e spesso a mezza figura, sembrano emergere dalla penombra, illuminati drammaticamente dalla luce che mette in evidenza la loro corporeità e sottolinea la teatralità dell’intera messa in scena, uniformandola e dandole coerenza. Per conferire credibilità e sollecitare una maggiore partecipazione dello spettatore, anche gli episodi sacri sono trattati come fossero scene di genere, con ambientazioni e costumi contemporanei. Nel Noli me tangere, l’episodio evangelico è rappresentato nel suo momento culminante, quello del riconoscimento, da parte della Maddalena, di trovarsi al cospetto del Cristo risorto. La solennità e la monumentalità della composizione si devono all’utilizzo di un punto di vista ravvicinato; poco spazio è lasciato all’ambientazione, resa attraverso la presenza di alcuni tralci d’edera nell’angolo superiore sinistro. Tutto ruota intorno al silenzioso dialogo psicologico, fatto di sguardi e gesti, che si intesse fra la figura della donna in ginocchio, vestita con abiti seicenteschi, dallo sguardo e dai movimenti quasi sospesi, consapevole di assistere a un’apparizione divina, e quella solenne e ieratica del Cristo risorto. La resa anatomica del corpo, che denota l’interesse di Valentin per la statuaria antica, il gesto silenzioso e misurato della mano, lo sguardo assorto e malinconico amplificato dal violento contrasto fra ombre profonde e intensi bagliori, evidenziano le straordinarie qualità del “più originale e grande dei pittori caravaggeschi francesi a Roma” (Cuzin 1973).
La luce illumina il centro della scena. Cristo, coperto solo parzialmente da un semplice panno azzurro, gli occhi abbassati in uno sguardo assorto, tiene il braccio destro lungo il fianco e con la mano, sulla quale si scorgono i segni delle stimmate, fa cenno alla Maddalena di non trattenerlo. Al suo fianco, Maria Maddalena, vestita in abiti seicenteschi, lo osserva: la luce illumina il profilo della donna e il suo braccio destro, teso verso Cristo.