L’arcangelo Gabriele si è appena inginocchiato di fronte a Maria, la bocca leggermente socchiusa per pronunciare le parole che annunciano l’arrivo di Cristo. I loro sguardi non si incrociano, come se l'angelo fosse consapevole del turbamento causato e volesse ripagare con un atteggiamento reverenziale la modestia di Maria.
La spontaneità dell’incontro sta tutto nella spontaneità di Maria, che ha ancora il viso rivolto al libro di preghiere che stava leggendo. Sono le pagine aperte sulle sue ginocchia a rispondere per lei all’annunciazione: intravediamo infatti il versetto biblico di Luca 1, 38 con la locuzione latina Ecce ancilla domini, “ecco la serva del Signore”.
Il linguaggio di Álvaro Pires da Évora è ricercato e mette in luce la precisione grafica dei tratti dei suoi personaggi. Il fondo oro e le decorazioni dorate sulle aureole e sulla seduta di Maria impreziosiscono la delicatezza di questa Annunciazione.
Sappiamo poco della vita del pittore prima del suo arrivo in Italia. Le Vite di Vasari (1568) rivelano che fu allievo di Taddeo di Bartolo e che lavorò in diverse città della Toscana, come Lucca, Firenze, Prato, Pisa e Volterra.
Non si hanno molte notizie del portoghese Álvaro Pires da Évora prima del suo arrivo in Italia. Il pittore viene citato per la prima volta dal Vasari nell’edizione Giuntina delle Vite (1568) con il nome di Álvaro di Piero di Portogallo come allievo di Taddeo di Bartolo ed è documentato dal 1411 in varie città della Toscana, tra cui Lucca, Volterra, Firenze, Prato e Pisa, dove realizza molte opere su tavola.
L’Annunciazione, proveniente da Volterra, ha fatto ipotizzare per la conformazione del supporto e per le sue dimensioni l’originaria appartenenza a una più ampia pala d’altare, di cui le due tavole costituivano probabilmente le cuspidi.
Lo stile dell’artista rivela elementi della terra d’origine mescolati a quelli dei maestri tardogotici toscani, in particolare Gherardo Starnina e Lorenzo Monaco, dai quali ricava le eleganti evoluzioni della linea e la raffinata della materia. Ne scaturisce un linguaggio originale e ricercato, riconoscibile per la definizione grafica e per la lavorazione dell’oro, che nel caso della nostra Annunciazione è impreziosito da decorazioni realizzate con punzoni circolari sulle aureole e a bulino sul tessuto di rivestimento della seduta della Vergine. La scena immortala l’attimo in cui l’arcangelo Gabriele, appena sopraggiunto, rivolge delicatamente le parole dell’annuncio a Maria. Quest’ultima, assorta nella lettura delle preghiere, non ha ancora distolto lo sguardo dal libro, su cui si può leggere quella che sarà la sua risposta: “Ecce ancilla Domini”.
L’Annunciazione è giunta nella Galleria Nazionale dell’Umbria come lascito di Franco Buitoni.
Prima tavola: l’arcangelo Gabriele, con delle brillanti ali piumate rosso arancio e una veste verde, appoggia con deferenza il ginocchio destro a terra e il gomito sinistro sull'altra gamba.
Seconda tavola: Maria, avvolta in un ampio mantello scuro, siede su una panca coperta da un panno rosso con decorazioni floreali dorate. Ha le braccia incrociate sul petto e lo sguardo rivolto verso il libro che tiene aperto sulle ginocchia. Sulle due pagine del libro si legge “Ecce ancilla Domini”.
Entrambe le tavole hanno forma di cuspide e sono impreziosite dal fondo oro e dai dettagli dorati nelle aureole di Maria e dell’arcangelo